Coronavirus: tutelare gli anziani

Quello che stiamo vivendo è un periodo che nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare. Siamo stati costretti a reinventarci con una nuova vita, a ricominciare senza sapere cosa ci possa aspettare nel futuro.

Una problematica di cui si è parlato e si continua a parlare in questo periodo di emergenza dovuta alla pandemia causata dal Corona Virus è quella relativa agli anziani, che spesso con diverse patologie e non autosufficienti vengono ricoverati in strutture al massimo della loro capienza, con familiari e visitatori che accedono all’edificio tutti i giorni.

La situazione che si è venuta a creare sin dai primi mesi in cui si è parlato del Covid 19 e che ha riguardato le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) è di particolare rilevanza, tenuto conto dell’importanza che queste strutture sono particolarmente importanti per gli anziani che vedono in esse il rifugio sicuro della loro esistenza.

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In realtà, che si potesse pensare sin da subito che queste strutture potessero avere al loro interno dei moltiplicatori del contagio è una circostanza che è stata evidente da subito.

Secondo una recente indagine sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, su un totale di 4629 Rsa in Italia, di cui 2166 contattate dall’Iss, 577 hanno risposto alle domande, il 24% sul totale delle strutture nel Paese. Secondo la ricerca, su 44.457 residenti (in 572 strutture, al 1° febbraio 2020) fino alla data di compilazione del questionario (tra il 26 marzo e il 6 aprile) i morti sono 3.859, l’8,4% (nel calcolo del tasso di mortalità sono stati compresi i nuovi ingressi dall’uno di marzo). La Lombardia, con 1.822 decessi calcolati da febbraio, è in assoluto la regione che ha registrato più morti nelle residenze, a grande distanza da tutte le altre regioni. Il Veneto è seconda per numero di morti (760).

Secondo l’Istituto superiore di sanità, le Residenze sanitarie assistenziali «sono strutture importanti e fragili nella dinamica di questa epidemia. Oltre alle misure in essere è molto importante adottare una speciale attenzione nella prevenzione e controllo». Ma i problemi sono molti, e non solo in Lombardia.

Secondo la ricerca dell’Iss, a livello nazionale (547 Rsa rispondenti) l’85.9% delle strutture ha riportato la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale, mentre il 17.7% ha riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l’infezione. L’11.9% segnala una carenza di farmaci, il 35.1% l’assenza di personale sanitario e l’11.3% difficoltà nel trasferire i residenti affetti da COVID-19 in strutture ospedaliere.

Oltre alla scarsa disponibilità del materiale protettivo, un altro fattore importante di cui c’è carenza è quello dell’isolamento in molte strutture: se a livello nazionale il 47% delle Rsa dichiara di poter disporre di una stanza singola per i residenti con infezione confermata o sospetta, o stanze dove poter mettere più di una persona (30%), il 24.9% dichiara di avere difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da Covid-19. L’operazione è difficile soprattutto per le strutture più piccole (a livello nazionale, la media è di 80 posti letto a struttura).

A questo, va aggiunta la scelta discutibile che è stata effettuata nella regione Lombardia (per quello che si sa) di accogliere pazienti Covid-19 nella RSA per alleggerire la pressione sugli ospedali, circostanza questa confermata dagli stessi assessori che si sono occupati della vicenda. Praticamente, portare in casa di persone già di per sé fragili e ammalate (anziani) il virus.

Una scelta crudele e inspiegabile, giustificata in maniera assurda da chi l’ha autorizzata “il numero dei malati di Corona virus trasferiti era molto basso”. La situazione è ancora oggi critica, perché il tampone viene fatto solo in alcuni casi. Le morti sono attribuite al coronavirus solo se risulta un tampone positivo, con una conseguente sottostima nel numero di morti.

Se questo è un uomo….

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