Amministrazione di sostegno: il caso Gilardi a “Le Iene”
Oggi voglio parlare di un caso divenuto mediatico per l’intervento della trasmissione “Le Iene”, quello di Carlo Gilardi, docente novantenne della Provincia di Lecco, sottoposto a regime di amministrazione di sostegno dopo la richiesta presentata dalla sorella che aveva timore dilapidasse il patrimonio.
Secondo quanto riportato nel servizio delle Iene, si tratterebbe di un uomo con un ingente patrimonio, colto (parla 5 lingue) e gentile, un vero signore di altri tempi. Un uomo che vive con il badante Brahim, che ha cresciuto con i suoi due fratelli. Un uomo generoso, che ha aiutato molti suoi compaesani e ha donato un terreno di 2000 metri quadri al Comune dove vive per permettere la costruzione di un parco pubblico. Carlo Gilardi è stato ricoverato il 27 ottobre in una residenza sanitaria assistita, a detta delle notizie riportate dal famoso programma, contro la sua volontà. Su iniziativa dell’amministratrice di sostegno sarebbe stato portato via dalla sua casa con la forza, ricorrendo ad un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). Da quel giorno, secondo quanto riportato, non si hanno più sue notizie.
Si attiva la macchina mediatica de “Le Iene”, iniziando a cercare questa persona nelle RSA delle zone limitrofe. Nel frattempo arrivano messaggi di solidarietà, fino a quando una email, il cui mittente chiede di rimanere anonimo, indica dov’è ricoverato Carlo Gilardi. Compaiono sulla scena, intervistati nel corso del servizio televisivo, 4 cugini di terzo grado del Professore, i quali riferiscono di non aver mai saputo che il parente era stato ricoverato e che lo vedevano sempre girare per il paese. Viene intercettata per strada l’amministratrice di sostegno, la quale si rifiuta di dare spiegazioni, e, devo dire, secondo il mio parere, fa anche bene, perché di certe cose così delicate e riservate, non se ne può parlare perché sorpresi improvvisamente mentre si sta camminando. Il professore si troverebbe, quindi, in questa residenza contro la sua volontà (Le Iene fanno ascoltare delle telefonate non si sa come registrate in cui il tenero Carlo dice “Io in casa di riposo non ci vado, mi dovete mettere le manette”). Alcuni operatori della struttura intervistati in anonimo fanno sapere che, se all’inizio il sig. Carlo mangiava per protesta solo pane e acqua, ora ha preso a mangiare e trascorre il suo tempo camminando e scrivendo poesie in francese e tedesco. Questo, in breve, l’episodio raccontato dal programma.
Svolgendo questo lavoro da anni, tengo a sottolineare che la libertà di stampa è uno straordinario diritto che abbiamo conquistato nel tempo e che dobbiamo difendere da ogni sopruso, ma chi compare in TV o scrive sui giornali dovrebbe essere consapevole della potenza mediatica di cui dispone e, pertanto, dovrebbe essere estremamente preparato per dare notizie, dovrebbe conoscere nei minimi dettagli le vicende che si propone di raccontare (non si può dare l’errata notizia che l’amministratore di sostegno viene pagato dal beneficiario, perché l’istituto è gratuito. Questa è vera e propria ignoranza della legge). Ebbene, nel servizio delle Iene ci sono evidenti inesattezze sul ruolo dell’Amministratore di sostegno, ma quello che colpisce di più sono i giudizi che vengono elargiti anche per rendere la storia raccontata più interessante per chi ascolta. Non vien dato spazio a chi svolge questo compito e lo fa con diligenza e sacrificio, si butta del fango, senza aver esaminato gli atti giudiziari, senza aver parlato in maniera opportuna con l’Amministratore di sostegno. Si dice solo che ingiustamente si è limitata la libertà del prof. Gilardi. Ma sulla base di cosa si possono esprimere questi giudizi? E’ vero: per Carlo, dalle pochissime immagine mandate in onda ripetutamente, ci sarebbe stato solo bisogno di una situazione di maggior affetto e accoglienza, ma chi sono questi giornalisti (?) per esprimere giudizi gravissimi (riferiscono che l’Amministratrice di sostegno si sarebbe appropriata di € 40000 del beneficiario…come fanno a conoscere questa notizia?? Non è dato saperlo) nei confronti di chi non conoscono e, soprattutto, non conoscendo la realtà dei fatti?
Un ultimo appunto: la famiglia. Evidentemente degli estranei, che riferiscono di vedere il cugino in giuro per il paese, ma pronti a farsi intervistare. La famiglia è la rete più importante che non può essere tralasciata, bisogna interessarsi sempre del parente in difficoltà, non solo perché sono arrivate le Iene, con i loro microfoni e le loro telecamere.